mercoledì 26 gennaio 2011

Il Cambiamento: ovverosia le favole del paese. di Giovanni Quintieri

In prossimità dell’appuntamento elettorale i giochi vengono alla luce, lasciando dietro di sé i chiacchiericci da bar (che pure hanno una loro dignità) e le articolate riflessioni dietrologiche che presumono di indicare le liste elettorali che si troveranno in campo nell’appuntamento della prossima primavera.
Nascono le associazioni che, come Piazza Grande, rappresentano il luogo in cui le istanze, i pensieri, le storie di ogni cittadino di questo paese trovano una sintesi di concreto agire, nel tentativo di indicare un percorso sui temi specifici che richiedono risoluzione.
Nascono e si consolidano delle relazioni fra individui finalizzate alla costruzione di una proposta.
Muoiono, invero, relazioni apparentemente consolidate sull’altare di una diversa prospettiva, personale e collettiva, si dividono le strade percorse insieme (non senza acerrimi scontri, peraltro mai frontali, in attesa di una definitiva e promessa resa dei conti), se ne aprono altre, nel normale divenire delle cose (fenomeno al quale non si sottrae questo splendido borgo nel cuore della Calabria).
Tutto ciò accade (insieme ad altro, ovviamente) in questo paese che, inevitabimente continua a trasformarsi e richiede, ad oggi, un cambiamento inevitabile con un'unica certezza: ciò che è stato fatto da questa amministrazione in questi anni è semplicemente un’ opera di pessimo gusto.
Ci si sottrae ad una analisi più specifica che richiederebbe tempo e modalità ora non consentite, consentendoci (il plurale è indice di partecipazione condivisa nel pensiero) semplicemente di lanciare, in questa fase, uno sguardo che accolga la percezione di ciò che è e che ci consente di sperare (magari sognare) ciò che potrebbe essere Cerisano.
Ciò che potrebbe essere un cambiamento.
Ad oggi, formalmente, con più o meno chiara indicazione di intenti, si profilano due candidature all’interno della vecchia maggioranza e, quindi, due opposte fazioni, una delle quali vedrebbe, quale deus ex machina all’interno (con ruolo ancora da chiarire in via definitiva), il vecchio promotore (se vogliamo l’editore di riferimento o l’azionista di maggioranza) dell’attuale maggioranza (appunto).
Sul punto giova chiarire:
Questo (nella forma duplice del mostro bicefalo) non è ciò che può passare come operazione politica che tende al cambiamento di uno status quo.
In sintesi (ci perdoni Montale se lo si utilizza per fenomeni poco poetici) è :”ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”, sicuramente(mi permetto, sul punto, di interpretare il pensiero degli aderenti all’associazione).
Ciò che l’intera comunità sarà, o quello che vorrà di questo paese, ovviamente dipenderà dal voto come atto finale di un percorso che sino alle elezioni vedrà il sorgere e il morire di più compagini (se ne auspicherebbero poche ma buone, possibilmente coese e con affinità di pensiero e di percorso), ma ciò che ognuno di noi oggi può (ancora) fare per dare corpo alla speranza di cambiamento è divenire parte attiva di un confronto serrato ma leale (il confronto leale dovrebbe essere precondizione di ogni competizione e patrimonio comune, ma rischio di sembrare un vecchio buonista , ma anche questo è un rischio contenuto nel tentativo di dare un sia pur minimo contributo alle cose di una comunità con il proprio pensiero e la propria storia personale).
E’ sulle idee e sulla concreta azione, precipitato di quelle idee, che si può dare corpo ad un cambiamento, e sul coraggio che ognuno consegna nella propria partecipazione e con questo si dona agli altri che si rivela una forza rivoluzionaria (un caloroso in bocca al lupo alle fabbriche in cantiere e agli amici che vi abitano).
E’ nel dire no alla prevaricazione di chi pretende di decidere senza discussione formativa con gli altri che pure potrebbero far parte di una unica barca che potrebbe diventare nave (da crociera) e lo dice non con cauti argomenti persuasivi ma con ruvida aggressività che sortisce l’effetto contrario della con - divisione ed invece prepara la divisione come disfatta, che si traduce la libertà di ognuno di noi.
Tante cose sono state fatte, ma ancora poche perché si prepari un vero cambiamento, l’associazione in questo ne è consapevole ed intende perseverare.
Noi siamo pronti ad accogliere in questa grande piazza, luogo dell’anima di ogni cerisanese che in questo paese abita (“abitare non è conoscere, ma ritrovare le tracce di un ultimo congedo, ritrovarsi presso di se”), tutti coloro che vorranno partecipare ad un progetto concreto che preluda al cambiamento.
E’ un tenero pensiero che potrebbe diventare un sogno, è una promessa fatta da noi, per altri potrebbe diventare una minaccia.
Qualcun altro è diventato grande e non crede più alle favole.

Nessun commento:

Posta un commento